Matthieu Haberard - MALAMMORE
Testo critico di Lorenzo Madaro
Opening 25 novembre 2021, dalle ore 12 alle 21
La mostra proseguirà fino al 29 gennaio 2022
Renata Fabbri è lieta di presentare MALAMMORE, prima personale in Italia dell’artista francese Matthieu Haberard (Tolosa, 1991) ospitata in galleria. In mostra una serie di opere inedite – fra le quali una nuova produzione di lavori scultorei e pittorici – contraddistinte da una dimensione scenografica ed installativa.
Traendo ispirazione dall’universo delle merci e, in modo particolare, dal mondo dei giocattoli per bambini, la pratica artistica di Matthieu Haberard indaga la soglia tra l’infanzia e l’età adulta: quel misterioso attraversamento interiore che intercorre fra il periodo della fanciullezza – teatro di scenari fantastici, metamorfosi, imprese titaniche e prodezze – e il raggiungimento di ciò che, convenzionalmente, è inteso come il pieno sviluppo fisico e psichico dell’essere umano. È in tale limbo, ambiguo e carico di potenzialità, che la poetica di Haberard si concretizza, in bilico fra l’immaginario ingenuo dell’infante e l’ironica rappresentazione del reale.
Attraverso uno sguardo ludico e sarcastico, Haberard dà così vita a sculture fantasmagoriche, bizzarre e a tratti grottesche, realizzate artigianalmente con materiali semplici. Apparentemente a riposo, queste ultime si nutrono dell'immaginario mistico e cavalleresco del Medioevo, rievocando simboli ed iconografie che la cultura occidentale sembra avere ormai dimenticato. Tra queste compaiono maschere, spade, scudi, squame, armature dai colori vivaci e minuziosamente decorate: reliquie fittizie che fungono da caricature della contemporaneità. Sfidando i limiti della nostra immaginazione, esse ci ricordano del labile confine che sussiste fra il gioco e la violenza, l'innocenza e la malizia, il desiderio infantile e la disillusione che inevitabilmente incombe con la maturità.
È su tali fragili dicotomie che Haberard costruisce giocose protezioni, armi difensive falsamente minacciose che demistificano la violenza che rappresentano, attaccando e al contempo schermendo la nostra dimensione interiore. Così esseri inanimati, sospesi in una staticità epifanica, sorvegliano gli ambienti della galleria Renata Fabbri, rivendicando la loro presenza sulla tela e sotto forma di oggetti tridimensionali. Come porte spazio-temporali essi ci invitano ad entrare in un regno fantastico in cui amore e paura si confondono in un’infinita e prolifica ambiguità di senso.
RENATA FABBRI arte contemporanea
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