Federica Schiavo Gallery

Jay Heikes

Mother Sky

2019

olio su tela tinta

124 × 169 × 6,5 cm / 48,36 × 65,91 × 2,54 in

Dimensione e Peso:
124 × 169 × 6,5 cm
Descrizione opera

Mother Sky è una recente serie di dipinti dall'artista americano Jay Heikes (Princeton, New Jersey, 1975. Vive e lavora a Minneapolis) in cui rappresenta cieli nuvolosi dai colori vibranti e innaturali.

 

Mother Sky si riferisce al titolo della canzone del 1969 del gruppo rock sperimentale tedesco Can, che ha influenzato gli ultimi lavori di Heikes insieme agli scritti del buddista tibetano Milarepa. Mentre Milarepa prova una sensazone di profondo disagio nel pensare alle nuvole in un perfetto cielo blu, come racconta lo stesso artista, per Heikes le stesse hanno un potere tranquillizzante e lenitivo. Afferma “probabilmente sono sempre stato a mio agio con i capricci e le distrazioni contenute nelle nuvole, ma ero sempre imbarazzato a rappresentarle per la loro natura decorativa. In realtà per moltissime generazioni di artisti che cercavano il sublime la loro rappresentazione è stata un’avanguardistica chiamata alle armi”.

 

In questa serie, Heikes si avvicina al suo lavoro con la sensibilità di uno scultore, impiegando i processi chimici che hanno a lungo informato il suo lavoro tridimensionale. L'artista colora la tela usando una combinazione di aceto, sale e pigmento in polvere. Reagendo, queste sostanze generano tonalità imprevedibili, dalla ruggine, all'indaco, al rame e ai verdi fluorescenti. Successivamente, vengono serigrafate e tamponate sulla tela forme voluminose di nuvole e fumo, composte da distorsioni di immagini trovate e fotografate.

 

La sensazione di euforia trasmessa da questi panorami ultraterreni e meditativi provoca contemporaneamente un'inquietudine di fondo, provocata dai toni inquietanti e acidi dei cieli tempestosi che ricoprono la tela. Le atmosfere immaginate, all'inizio un'opportunità di evasione per lo spettatore, riflettono l'incapacità dell'individuo di mantenere un controllo completo all'interno della società in cui viviamo.

 

 

 

"La vastità di uno spazio aperto è intrisa di sentimenti di vuoto - solo in una grotta o in un canyon si può restituire il gesto di un urlo. Attraverso gli ultimi quattro anni di alienazione e il recente tempo passato collettivamente in isolamento, ho cominciato a vedere l'idea che nel ritirarsi in una vastità immaginata, come attraverso un dipinto del cielo, le opere diventano rappresentazioni che ci tengono a terra ed evitano il vuoto totale del sublime".

(Jay Heikes, 2020)

 

 

 

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