Il titolo della seconda personale di Simone Forti in galleria, "Distant Lands", esprime un desiderio di congiunzione e di scambio tra l’Italia e la California. Nata a Firenze nel 1935, pochi anni dopo Simone emigra con la famiglia a Los Angeles, dove studia con la coreografa Anna Halprin e trascorre gran parte della sua vita. La sua associazione con il Judson Dance Theater — un collettivo di danzatori, compositori e artisti visivi che si esibisce alla Judson Memorial Church di Manhattan all’inizio degli anni Sessanta — porta alla realizzazione delle sue celebri Dance Constructions. Nel 1968 Simone trascorre un periodo a Roma, dove si interessa per la prima volta ai movimenti e ai gesti degli animali che osserva allo zoo. Inoltre l’artista fotografa il girovagare sinuoso dei gatti nell’area archeologica di Largo Argentina, ancora oggi dimora fissa di molti felini.
In via Stradella 7 Simone presenta alcuni disegni della serie "News Animations", che esplorano il potenziale del linguaggio espresso attraverso il movimento, le parole, le immagini e i suoni nati in risposta ad alcune storie selezionate durante la lettura dei giornali. L’artista inizia una nuova e più profonda lettura delle notizie nel 1983, come una sorta di reazione catartica alla morte del padre, avido lettore di quotidiani. In "News Animations" (1985-2012) schizzi di figure umane, un albero, un corvo e un fulmine confluiscono sulla carta insieme alle parole, frammentate e coperte, che descrivono pensieri e preoccupazioni eterogenei e senza tempo: “Ecol Econ Ogy Omy”, guerre che si consumano in “Distant Lands” e riflessioni sul linguaggio e sui media.
L’opera video "News Animation: The Getty Center" (2004), presentata su uno schermo in un angolo dello spazio espositivo, mostra le azioni di Forti sul palco, incorporando due oggetti che insieme compongono l’iconica bandiera degli Stati Uniti d’America: stelle e strisce, dipinte su pezzi di tela grezzi. Le sue parole, intervallate da movimenti rapidi e suoni onomatopeici, parlano di temi vari come l’Eufrate, il “popolo di Gilgamesh”, il giardinaggio e di come erbe quali l’origano possano essere invasive, velando sottilmente una forte presa di posizione contro le guerre. Le erbacce e la terra appaiono in primo piano nella mostra come temi centrali di tre video girati nel Vermont nel 2019, "Weeding: Simone’s Garden", "Weeding: Steve and Lisa’s Garden 1" e "Weeding: Steve and Lisa’s Garden 2". La telecamera è spesso a terra, vicino alle mani di Simone mentre si muovono tra i fili d’erba.
Gli scritti dell’artista assumono in mostra diverse forme: a completamento delle opere video e dei disegni, un’installazione di tre serigrafie su tela presenta il testo "The Skin of My Teeth", scritto da Forti nel 2018. L’opera include riferimenti ai Beat Poets, scenari politici contemporanei, nonché esperienze personali. Infine, la voce di Simone riecheggia nello spazio dagli altoparlanti che riproducono l’opera sonora Made in "LA Reading" (2012), in cui l’artista riflette su esperienze sociali e storiche vicine alla sue come ebrea italiana.
Dopo una serie di mostre in Italia — tra cui quella del 2019 alla Fondazione ICA Milano e quella del 2021 al Centro Pecci di Prato — a gennaio 2023 il Museum of Contemporary Art di Los Angeles inaugura la più ampia mostra sulla costa occidentale degli Stati Uniti dedicata alla pratica innovativa dell’artista.