There is water sleeping at the bottom of each memory
Jeanine Brito, Linda Carrara, Lulù Nuti
A cura di: Chiara Onestini
Jeanine Brito, Summer roses after rain, 2022, acrilico su tela, 121,9 x 91,4 x 4 cm. Courtesy 
l’artista.
Jeanine Brito, Summer roses after rain, 2022, acrilico su tela, 121,9 x 91,4 x 4 cm. Courtesy l’artista.
There is water sleeping at the bottom of each memory, 2022. Veduta della mostra presso SOTTO Project Room, Milano. Foto: Alberto Fanelli.
There is water sleeping at the bottom of each memory, 2022. Veduta della mostra presso SOTTO Project Room, Milano. Foto: Alberto Fanelli.
There is water sleeping at the bottom of each memory, 2022. Veduta della mostra presso SOTTO Project Room, Milano. Foto: Alberto Fanelli.
There is water sleeping at the bottom of each memory, 2022. Veduta della mostra presso SOTTO Project Room, Milano. Foto: Alberto Fanelli.
Linda Carrara, La prima passeggiata, 2021, olio su tela, 54 x 78 cm. Foto: Alberto Fanelli.
Linda Carrara, La prima passeggiata, 2021, olio su tela, 54 x 78 cm. Foto: Alberto Fanelli.
There is water sleeping at the bottom of each memory, 2022. Veduta della mostra presso SOTTO Project Room, Milano. Foto: Alberto Fanelli.
There is water sleeping at the bottom of each memory, 2022. Veduta della mostra presso SOTTO Project Room, Milano. Foto: Alberto Fanelli.
Linda Carrara, La prima passeggiata, 2021, olio su tela, 54 x 78 cm (ognuno). Foto: Alberto Fanelli.
Linda Carrara, La prima passeggiata, 2021, olio su tela, 54 x 78 cm (ognuno). Foto: Alberto Fanelli.
Lulù Nuti, DIVISO 4, 2021, cemento, pigmenti, 22,5 x 45,5 x 22, 5 cm (ognuno) (avanti); Linda Carrara, l’Adda, 2022, oil su lino applicato su legno, 13 x 18 cm (retro). Foto: Alberto Fanelli.
Lulù Nuti, DIVISO 4, 2021, cemento, pigmenti, 22,5 x 45,5 x 22, 5 cm (ognuno) (avanti); Linda Carrara, l’Adda, 2022, oil su lino applicato su legno, 13 x 18 cm (retro). Foto: Alberto Fanelli.
Linda Carrara, l’Adda, 2022, oil su lino applicato su legno, 13 x 18 cm. Foto: Alberto Fanelli.
Linda Carrara, l’Adda, 2022, oil su lino applicato su legno, 13 x 18 cm. Foto: Alberto Fanelli.
There is water sleeping at the bottom of each memory, 2022. Veduta della mostra presso SOTTO Project Room, Milano. Foto: Alberto Fanelli.
There is water sleeping at the bottom of each memory, 2022. Veduta della mostra presso SOTTO Project Room, Milano. Foto: Alberto Fanelli.
Jeanine Brito, Communion, 2022, acrilico su tela, 152,4 x 121,9 x 4 cm. Courtesy l’artista
Jeanine Brito, Communion, 2022, acrilico su tela, 152,4 x 121,9 x 4 cm. Courtesy l’artista
29 giugno – 17 settembre 2022
mar, mer, gio, ven, sab: 15:30 – 19:30
Opening:
29 giugno 2022
18:00 – 21:00
Comunicato stampa

Jeanine Brito, Linda Carrara, Lulù Nuti

29 giugno – 17 settembre 2022

 

Un progetto cura di Chiara Onestini

Con la collaborazione di Valeria Schafer

 

Opening mercoledì 29 giugno 2022

Dalle ore 18 alle 21

 

In occasione della sua prima apertura SOTTO presenta There is water sleeping at the bottom of each memory: un progetto che riunisce le ricerche delle artiste Jeanine Brito (*1993), Linda Carra-ra (*1984) e Lulù Nuti (*1988). In mostra, al piano inferiore della galleria Renata Fabbri, una sele-zione di opere pittoriche e scultoree che esplorano l’atto dell’immersione – nell’intimità dei ricordi, nella materia che costituisce il mondo, nei luoghi che abitiamo – alludendo alla profondità del conte-sto espositivo in cui si inseriscono.

 

Scrive Gaston Bachelard in L’eau et les rêves (1942) – saggio che ispira il titolo della mostra – che “per sognare profondamente bisogna sognare con della materia”. Parole utilizzate dal filosofo fran-cese per indicare il momento in cui l'immaginazione trasforma la materia di un elemento naturale – in questo caso, l’acqua – nella materia libera del sogno e della creazione artistica. Mettendo a con-fronto la diversità dei tre linguaggi espressivi, la mostra intende evidenziare il comune intento di trat-tenere e dare forma, attraverso il gesto artistico, a questo mutamento effimero e silente. Trasportan-doci nel profondo del nostro subconscio, nel ventre del globo terrestre o ancora, nei recessi di pae-saggi fisici e mentali, le opere in mostra indagano la natura liquida e onirica del pensiero, in un dia-logo denso di affinità visive e rimandi concettuali.

 

Artista e designer con base a Toronto, Jeanine Brito articola la sua ricerca attorno ai temi della memoria, della decadenza e del desiderio attraverso la rappresentazione di nature morte e autori-tratti. I suoi dipinti attingono da ricordi personali, da fantasie e frammenti di vita quotidiana che, cri-stallizzati attraverso il medium pittorico, generano ambientazioni fantastiche e surreali. Contraddi-stinti per la presenza di elementi insoliti ed inaspettati – un frutto infiocchettato, un pesce in un bou-quet di rose, un’elegante mano guantata – i lavori di Brito interrogano l’affidabilità del processo mnemonico, evidenziandone la natura fallace e illusoria. Collocandosi in prima persona all’interno di scenari seducenti ed incantati, l’artista si cimenta nell’autorappresentazione, domandandosi quanto di questa corrisponda alla realtà e quanto, invece, essa sia il risultato di un processo immaginativo capace di distorcere la percezione di noi stessi e dei nostri ricordi. Nel tentativo di custodire questi ultimi, Brito ne cattura i dettagli più ambigui e sofisticati, edulcorandoli e investendoli di una raffinata nostalgia.

 

I lavori di Linda Carrara si compongono di livelli pittorici differenti in tempo, luce, materia e logica visiva, i quali, stratificati e sovrapposti, generano mondi in apparenza coerenti ed univoci. Se a pri-ma vista, i suoi dipinti sembrano evocare, quasi mimando, la realtà circostante, è solamente avvici-nandosi ad essi – entrando in relazione con la superficie pittorica – che accenni e dettagli del reale perdono gradualmente la propria nitidezza, trasformandosi in un’astrazione di gesti, tracce, modi ed esperienze pittoriche. In bilico fra realtà e finzione, Carrara interroga il medium pittorico mostrando-celo come soggetto di una logica figurativa che chiede alla materia stessa della pittura di trasfor-marsi in qualcos’altro: senza forzatamente modellare la pittura in mimesi del visibile, ma aprendola all'immaginifico e all’accidentale. Definiti dall’artista come “iper-realisti”, i suoi frottage si presentano come impronte in scala 1:1 di oggetti e paesaggi: fedeli scansioni della realtà capaci di restituire det-tagli difficilmente afferrabili ad occhio nudo. Composti di stratificazioni e delicate velature di colore che lasciano trasparire, senza mai rivelare, la natura di ciò che soggiace dietro la tela, essi danno forma a realtà epifaniche ed ambigue. Simili a vedute dall’alto di paesaggi o croste terrestri, lunari e fondali marini o ad ingrandimenti di piccole particelle naturali, i dipinti di Carrara provocano in chi li osserva un senso di poetico smarrimento. Disseminati di piccoli indizi, di vuoti e silenzi, essi ci invi-tano ad esplorare luoghi misteriosi ed intricati, immaginati o ancora inesplorati, comunque tutti indi-rizzati verso un indefinito altrove.

 

A partire da una forte convinzione nell’intelligenza della materia e nella sua capacità di auto-trasformarsi e oltrepassare i limiti del linguaggio, Lulù Nuti progetta sculture e installazioni che inter-rogano la nostra percezione della realtà, la trasformazione delle abitudini, il nostro rapporto con la natura e l’ambiente. Caratterizzate da una sottile dualità fra potenza e mancanza, tra resistenza e vulnerabilità, le sue opere interpretano i sentimenti di responsabilità e di impotenza che la nostra epoca provoca sull’essere umano. Ne è un esempio Calcare il Mondo: un corpus di opere realizzate sulla base dell’esplorazione dei materiali edili – per lo più gesso e cemento – e del loro impatto eco-logico. Presentato con un approccio scientifico simile a quello di un geo-ingegnere di fronte ai cam-biamenti climatici, il lavoro si compone di una serie di calchi al negativo realizzati modellando por-zioni di mondo e colando su di essi materiali duttili, i quali, una volta solidificati, trattengono in super-ficie impronte e tracce cromatiche allusive di mari ed oceani. Non più concavo ma convesso, Nuti ci presenta il globo terrestre come un involucro scavato e svuotato del proprio contenuto. Trasportan-doci direttamente nel suo grembo, l’artista ne inverte il convenzionale punto di vista, questionando il nostro ruolo di abitanti e spettatori di un mondo in continua evoluzione. Come dichiarato nel titolo, Nuti manipola l’orbe terraqueo “per poterlo riprodurre altrove", per ripensare poeticamente ed ideal-mente ad un nuovo sistema circolare in cui sono le opere d’arte a salvaguardare la forma del mon-do.

 

Ufficio stampa: Sara Zolla

press@sarazolla.com | Tel. 346-8457982

 

SOTTO Project Room

Renata Fabbri arte contemporanea

Via A. Stoppani 15/c, Milano

Instagram: @sotto_projectroom

Email: info@renatafabbri.it

 

Via Stoppani 15/c, 20129, Milano, Lombardia
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