kaufmann repetto è lieta di annunciare la settima personale di Pae White con la galleria, nuova tappa dell’esplorazione condotta dall’artista su materiali, tecniche e tecnologie diversi; protagonista di questa mostra è il medium dell’argilla e l’ampia gamma delle sue applicazioni.
Incuriosita dall’espressione “attractive nuisance” – formula legale che indica una proprietà talmente seducente da risultare pericolosa per il pubblico –, White riflette sulle sfumature della bellezza portata all'eccesso e si inoltra nel territorio della seduzione e dell’attrazione. La bellezza, insieme a oggetti del desiderio, si manifesta in questa mostra attraverso varie forme scultoree che indagano la profondità e il caos del fenomeno ottico dell’iridescenza.
Il desiderio è per sua stessa natura irraggiungibile, una tensione che si evince dalle recenti opere in ceramica di Pae White. Forme che ricordano serpenti e che sfoggiano colori dicroici sono disposte negli ambienti espositivi; collocate sopra dei plinti, altissimi rispetto allo sguardo del visitatore.
Ai margini del campo visivo, queste figure spiraleggianti mostrano il lato inferiore, brillante, caleidoscopico e solcato da pattern, dando vita a uno spettro sinfonico. Le forme serpentine si rivelano man mano che si esplora la galleria, senza però mai mostrarsi del tutto (esplorando così la sensazione di desidero frammisto a frustrazione). I serpenti offrono scorci di colori viscerali che attirano lo spettatore ma rifiutano di mostrarsi appieno, diventando una sorta di “pericolo attraente” a cui si riferisce il titolo della mostra. Nella storia visiva, il serpente è da sempre un simbolo di rinnovamento, rinascita, immortalità, della medicina. È inoltre associato al suo veleno: è una creatura, per definizione, ricca di giustapposizioni.
In linea con la sua pratica artistica White continua quindi a rendere omaggio alle vite interiori di animali e creature che risultano potenzialmente inconoscibili quanto i colori inquieti dell'artista, che si oppongono alla stasi o all’adesione a una palette chiara e prestabilita. Tali colori sono visibili nelle opere d’argilla, montate a parete e caratterizzate da pattern intricati, installati a comporre uno spettro arcobaleno brillante e luminoso. Sono ceramiche realizzate con una tecnologia del rifinimento delle superfici utilizzata normalmente nella produzione industriale o automobilistica. “Cercavo un colore che andasse oltre l’iridescenza, qualcosa di iper-iridescente che potesse dare l’impressione di appartenere a un’epoca o a un luogo diversi. Volevo un colore che non risultasse mai statico e che variasse a ogni minimo movimento dello spettatore, in modo da creare un legame o una collaborazione fra spettatore e opera.”
Il pattern di questi lavori nasce dalla ricerca condotta da Pae White sulle ceste intrecciate, realizzate dai maestri giapponesi ma anche da artisti come Ed Rossbach. Anziché utilizzare gli strumenti solitamente associati alla ceramica, le impronte lasciate dall’artista derivano da fonti alternative, come oggetti comprati nei negozi “tutto a 1 euro”, che consentono alle opere di sganciarsi dal loro stesso medium. La predilezione per il rovesciamento non è insolita per White che, sfruttando tecniche diverse, insidia la modalità con cui lo spettatore di norma interpreta i suoi lavori e vi si relaziona.
Sospese liberamente in una delle sale espositive troviamo le opere tessili composte da frammenti di granchi e vernice. I granchi, raccolti dall’artista sulle coste frastagliate della California del Nord, sono appesi a fili come esemplari scientifici che fluttuano all’interno di cornici colorate. Nuova tappa della pratica di White, la mostra espone il manufatto unito al tecnico, e motivi e oggetti quotidiani riprogettati attraverso complicati processi di fabbricazione. Come in molte sue opere, le forme naturali incontrano quelle tecnologiche modificando codici preconcetti e promuovendo un’esperienza espansiva.