Bibliothèque è una mostra bi-personale organizzata dalla galleria Crèvecoeur, che presenta per la prima volta a Milano gli artisti Julien Carreyn e Naoki Sutter-Shudo.
“Da bambino giocavo spesso a Memory, nella versione prodotta da Ravensburger. Io e gli altri bambini cercavamo le coppie delle immagini, disegni di banane, i primi piani degli accostamenti... il retro di queste carte, grandi più o meno 5 centimetri, era a macchie blu su sfondo bianco. Il designer che le aveva progettate pensava forse che fosse questo il materiale migliore per evocare dei ricordi nei giocatori? Il pattern delle carte ricordava lo sfolgorio alla fine dei programmi in TV”, - Julien Carreyn, 2021.
Originariamente aermatosi come editore, Julien Carreyn (1973, FR) è pittore, fotografo e videoartista. Nei suoi lavori cerca di far emergere i ricordi della sua giovinezza, trascorsa in Francia: i villaggi rurali, i municipi abbandonati, le librerie e gli ostelli sono i luoghi delle sue opere. In questo modo, Carreyn tesse una narrazione senza tempo e unica, grazie al suo doppio approccio alla materia artistica, di natura fotografica e pittorica.Per la mostra Bibliothèque, Julien Carreyn ha prodotto alcuni scaali a tre ripiani, di legno bianco,sui quali collocare piccoli oggetti pittorici, come carte assorbenti psichedeliche. In questa mostra presenta anche una nuova serie di lavori fotografici (eseguiti con stampa a barre). Tra i ricordi sfocati degli armadietti da bagno e pagine residue di libri illustrati, l’oggetto svanisce in favore del suo contenuto, come immagini intermittenti che persistono su linee invisibili.
Il modo in cui Naoki Sutter-Shudo (1989, FR/JP) elabora la scultura è diretto e viscerale. Introduce una specie di evidenza formale, una silenziosa danza euritmica che contrasta con le molteplici narrazioni minori, i rimandi a un’intimità appena sussurrata, le coincidenze o i déjà-vus che invecesembrano aver composto l’opera.
Le opere esposte nella mostra Bibliothèque si poggiano su un equilibrio instabile. Rimane il dubbioche sia una questione di capacità fisiche, iconografiche, o di significato. Le opere oscillano tra una fatale gravità e una verticalità sfrontata, tra una disinvolta flessibilità e un vigore laccato, tra un ambiente naturale e quello di architetture meticolosamente costruite, tra aspetti profani e aspetti sacri. Tali eettive antitesi possono essere sostanziali corrispondenze, o intrepidi atti di riconciliazione. Diverse concezioni possono coesistere, creando così un linguaggio unico, il più lontano possibile da ciò che è manicheo.